Con 7,8 ore di esposizione a settimana è l'11% maggiore
Il fumo passivo, anche in piccole quantità, è legato a un maggior rischio di un grave disturbo del ritmo cardiaco, la fibrillazione atriale. Lo rivela una ricerca presentata all'Ehra 2024, un congresso scientifico della Società Europea di Cardiologia (Esc). "I pericoli del fumo passivo restano significativi in ogni luogo, a casa, all'aperto o al lavoro, l'esposizione aumenta sempre il rischio di fibrillazione atriale", dichiara l'autore dello studio Kyung-Yeon Lee dell'Ospedale dell'Università Nazionale di Seul, Corea del Sud. La fibrillazione atriale è il disturbo del ritmo cardiaco più comune al mondo. I sintomi includono palpitazioni, mancanza di respiro, affaticamento e difficoltà a dormire. Si stima che una persona su tre in Europa svilupperà la condizione durante la propria vita. Le persone con fibrillazione atriale hanno cinque volte più probabilità di avere un ictus rispetto ai loro coetanei sani.
L’iniziativa è nata da una collaborazione tra la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Milano, i medici dell’Heart Valve Center dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e la Fondazione Alfieri per il Cuore
Maria Pia Hospital di Torino riferimento per la cardiochirurgia e per le procedure “bloodless”, che permettono un risparmio di sangue con vantaggi per il paziente Ad eseguire l’intervento è stata l’équipe guidata dal dott. Mauro Del Giglio
Allo studio sulla relazione tra malnutrizione e riabilitazione dopo un ictus il Premio Gianvincenzo Barba al Congresso Nazionale SINU
Lo rivela lo studio Rwe Exacos-Cv (EXACerbations and their OutcomeS - CardioVascular an observational cohort study using Italy Healthcare Claims Database), pubblicato sull''European Journal of Internal Medicine'
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Fimognari: “L’insufficienza respiratoria acuta deriva da numerose patologie scatenanti, a partire dallo scompenso cardiaco. È pertanto assai diffusa e porta tante persone ad accedere al PS in condizioni di gravità"
Aggiornato il simulatore, per la vecchiaia 67 anni fino al 2028
Il taglio si farà sentire per chi lascerà il lavoro dal gennaio 2025 grazie al meccanismo che adegua i criteri di calcolo dell’assegno ogni biennio sulla base delle aspettative di vita
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"Alcune norme rispondono parzialmente alle nostre richieste, altre sono da emendare"
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